Come tutte le patologie tendinee, l’infiammazione si genera per un sovraccarico ed in effetti è considerata un “over-use syndrome”, poiché, oltre ai fattori casuali e l’abnorme sollecitazione muscolare, c’è di base un fisiologico logoramento involutivo e degenerativo delle strutture tendino-inserzionali che può essere causato dal “troppo” o dal “troppo poco”, ovvero: uno sforzo eccessivo oppure un sforzo piccolo, ma prolungato nel tempo.
Si riscontra infatti spesso sia negli atleti che sollecitano con grande intensità gli arti superiori del corpo, (tennisti, body builders, tiratori di scherma, golfisti…) sia nelle persone che svolgono lavori manuali con movimenti ripetitivi o movimenti di forza, oppure in quelle che mantengono posizioni fisse per lungo tempo, come quando si tiene la mano sopra il mouse nelle 8 ore di lavoro in ufficio. Un problema spesso non di poco conto. Pensiamo infatti all’utilizzo quotidiano che facciamo del pc e ai continui e invariati movimenti necessari per spostare il mouse che non sono abituali per il polso, soprattutto se il gomito non è appoggiato bene al tavolo. Questo può portare ad un sovraccarico della zona che, nelle persone predisposte, può scatenare l'infiammazione e il “mal di mouse”.
Nella fase iniziale il dolore compare solitamente durante il movimento tecnico o mentre si solleva un peso. Successivamente però persino le azioni giornaliere ordinarie come la stretta di mano, lo scrivere, l’apertura di uno sportello o sollevare una bottiglia possono causare dolore acuto ed intenso. In Italia questo disturbo viene oramai denunciato dall’1% al 3% della popolazione e la fascia di età più colpita è quella tra i 25 e i 60 anni. Se non trattata correttamente, l’epicondilite diviene una malattia degenerativa, che peggiora con il passare del tempo e può arrivare ad impedire lo svolgimento anche delle semplici attività giornaliere, fino a diventare una condizione invalidante, con la formazione di calcificazioni all’inserzione tendinea.
Sintomi
I sintomi si sviluppano di solito gradualmente. Non c’è mai una specifica lesione violenta associata all'esordio del quadro clinico, nella maggior parte dei casi il dolore inizia con lieve intensità e lentamente peggiora nel corso di settimane e mesi. Dapprima sono coinvolti solo i tendini, soprattutto quando si compiono movimenti di estensione del polso contro una resistenza, ma poi il dolore tende ad aumentare con le attività che richiedono il coinvolgimento dei muscoli.
I sintomi sono spesso peggiorati dai movimenti di torsione, come quando si gira una maniglia della porta o si apre un barattolo e la forza nella presa con la mano diviene via via sempre più debole, anche mentre si stringono piccoli oggetti, non particolarmente pesanti. C’è infine un peggioramento del dolore con i movimenti del polso e compare rigidità mattutina.
Senza le adeguate precauzioni e cure, nel tempo, la manifestazione dolorosa può persistere anche a riposo, cronicizzando e determinando la progressiva riduzione della funzionalità di mano, polso e gomito.
Diagnosi
Durante la visita specialistica, il medico accerta la provenienza del dolore attraverso la palpazione diretta e la ricerca dei segni di tumefazione locale. Per diagnosticare l’epicondilite, i fattori da considerare sono:
- l’entità dei sintomi
- la professione svolta
- lo svolgimento di determinate attività sportive
Poi lo specialista esegue dei test:
- una pressione nel punto di inserzione dei muscoli epicondiloidei, mentre si chiede al paziente di muovere gomito, polso e dita;
- Test di Cozen che valuta la presenza di dolore all'estensione contro resistenza di polso e dita a gomito esteso (obiettivamente e clinicamente, la pressione sull’epicondilo laterale causa un dolore acuto ed anche le manovre di estensione contro resistenza del polso e del terzo dito della mano risvegliano il dolore);
- Test di Mills che rileva l'insorgenza del dolore alla pronazione forzata con polso flesso e gomito esteso.
Per escludere altre cause alla base del disturbo (come artrite reumatoide, neuriti, altre condizioni reumatiche o artrosiche del gomito), possono essere consigliate ulteriori indagini:
- Radiografia sistema scheletrico
- Ecografia muscolo tendinea
- Elettromiografia (EMG)
Terapia
Il primo passo verso la guarigione consiste nel far riposare il braccio colpito durante il periodo in cui l'infiammazione è in fase acuta.
Le applicazioni locali di impacchi freddi e i farmaci antidolorifici e antinfiammatori possono aiutare ad alleviare il dolore, insieme a tutori specifici da portare durante il giorno per impedire i movimenti dolorosi, garantendo il riposo dell'arto. Altre soluzioni terapeutiche possono derivare da cicli di agopuntura, magnetoterapia, tecarterapia, laserterapia, ultrasuoni in acqua o ionoforesi con antinfiammatori o cicli infiltrativi con corticosteroidi.
La fisioterapia può essere raccomandata, ma se i sintomi non migliorano dopo 6-12 mesi di trattamenti convenzionali, il trattamento chirurgico rimane la soluzione. La maggior parte delle procedure per il gomito del tennista può comportare:
- La rimozione della parte di tessuto danneggiata, per alleviare i sintomi dolorosi;
- La disinserzione parziale dei tendini estensori del polso e delle dita;
- Perforazioni multiple di parte dell’osso per garantire un aumentato apporto di sangue e favorire la guarigione
Il trattamento chirurgico può essere effettuato per via percutanea, artroscopica o incisionale e in genere viene eseguito in day hospital. Dopo l'intervento il braccio può essere immobilizzato temporaneamente con un tutore, sempre per evitare di fare movimenti dolorosi e per garantire il riposo dell’arto. Dopo circa una settimana, i punti di sutura vengono rimossi, così come il supporto e vengono avviati gradualmente gli esercizi riabilitativi di rafforzamento per ripristinare la funzionalità dell’arto.